Napoli, 7 novembre 2011 – L’aggressione di venerdì scorso ai danni del sindaco de Magistris da parte dei Bros va condannata, come si dice in questi casi, senza se e senza ma. Ma a tre giorni dal «fattaccio» dei Colli Aminei, è ancora polemica. Due reazioni, in particolare, sembrano destinate a innescare una riflessione approfondita: la prima è quella del leader dell`Udc Casini che ha rispolverato all`indirizzo del sindaco il vecchio adagio «chi semina vento raccoglie tempesta. La seconda reazione viene invece da un`area assai più prossima a quella del sindaco, e a esprimerla è un «insospettabile» come Maurizio Braucci, intellettuale movimentista e sceneggiatore di Gomorra, che sul blog del primo cittadino non gliele manda a dire: «Signor sindaco — ha scritto Braucci — se ne faccia una ragione, lei non è più un magistrato ma un sindaco e altre contestazioni le verranno fatte”.Due reazioni che confluiscono in una possibile unica lettura: de Magistris vede allontanare da sé stesso sia i moderati sia i duri e puri della Napoli più radicale. Un sindaco che oggi può (con ragione) affermare che si dialoga con tutti tranne che con i violenti, ma che in campagna elettorale qualche opportunità di impiego ai Bros l`aveva pur fatta balenare. Se a ciò aggiungiamo gli ambientalisti ormai in rotta di collisione con il sindaco sulla spinosa vicenda Bagnoli-Coppa America, nonché le frizioni con i movimenti sostenuti da padre Zanotelli dopo un infausto incontro in Comune, de Magistris dovrebbe — con la schiettezza che è nel suo dna — riconoscere che una cosa è amministrare la città e un`altra cosa è fare il sindaco di lotta e di governo.
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