Napoli, 06 novembre 2012 – Concorso in falso, riciclaggio e violazione della normativa bancaria. Reati amministrativi. E, detta così, parrebbe parva materia. Se non fosse che nella gestione del tutto c’è quel cartello malavitoso chiamato Casalesi. E che, in un intreccio ricostruito dall’Antimafia, spicca un anello di congiunzione denominato Nicola Cosentino. L’ex sottosegretario, attuale coordinatore del Popolo della Libertà in Campania, torna in auge in un’inchiesta su camorra e politica. E, come due anni e mezzo fa, ecco inoltrata alla Camera dei deputati una richiesta per autorizzare l’arresto del parlamentare. Con lui, a fargli compagnia, c’è pure Luigi Cesaro. il presidente della Provincia di Napoli è accusato di violazione delle legge bancaria, ma suoi confronti, però, non è stato né chiesto, né disposto, alcun provvedimento.
L’inchiesta è culminata questa mattina nell’emissione di un’ordinanza in carcere, firmata dal gip Pilla, su richiesta dei pubblici ministeri Ardituro, Curcio e Woodcock (quest’ultimo applicato per questa inchiesta alla Direzione distrettuale antimafia), emessa nei confronti di per 60 persone, per la gran parte malavitosi del clan di Francesco Sandokan Schiavone, ma nell’elenco figura pure un consigliere provinciale casertano, Sebastiano Ferraro. Indagati il fratello di Ferraro, Angelo, assessore casalese uscente con delega a urbanistica e beni confiscati, Antonio Corvino, ex assessore della precedente amministrazione e consigliere di opposizione uscente e il fratello Demetrio, candidato alle provinciali 2005. Epilogo di un’indagine che ruota attorno alla costruzione di un mega centro commerciale, mai realizzato, che si sarebbe chiamato “Il Principe”, e che avrebbe dovuto sorgere alla periferia di Casal di Principe. Cosentino, nello specifico, è accusato di avere fatto pressioni su funzionari di una agenzia Unicredit di Roma affinché concedessero un imponente finanziamento a esponenti dei casalesi per la realizzazione del centro. Gli inquirenti hanno ricostruito che il finanziamento venne concesso ma successivamente in parte bloccato perché la documentazione presentata sarebbe palesemente falsa. Il progetto l’avrebbe dovuto realizzare la società Vian srl, subentrata alla società Sirio, della quale avrebbero fatto parte esponenti del cartello criminale. Ma il parlamentare avrebbe fatto di più, imponendo al dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di dare via libera alla concessione per la costruzione del centro in violazione di tutte le norme urbanistiche. Il tutto, in cambio di preferenze elettorali. Al punto che nell’ordinanza emessa stamane i magistrati lo definiscono il “referente politico nazionale del clan dei Casalesi”. Sarebbero accertati episodi di voto di scambio relativi alle elezioni amministrative 2007 e 2010.
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