Giovedì 18 Aprile 2024

In un Ipad tutti gli affari dei Casalesi

Napoli, 8 dicembre 2011- I  segreti del capo della mafia casalese in un computer. Ma anche un Ipad e un telefono cellulare potranno aiutare gli inquirenti a conoscere i segreti del boss Michele Zagaria, catturato ieri. Questi oggetti sono stati sequestrati nel covo blindato ricavato sotto una villetta di Casapesenna e stanno per essere esaminati dalla polizia. Nel nascondiglio c’erano anche documenti che i pm ritengono molto importanti, si tratterebbe in particolare di elenchi di persone e imprese taglieggiate. Zagaria aveva con sé anche due orologi di marca, tra cui un Rolex, 6800 euro in contanti e un ricco guardaroba di cui facevano parte quattro giubbotti griffati. Gli investigatori ritengono che il boss tenesse con sé computer, telefono e Ipad perché assolutamente certo di non essere catturato.
Ma andiamo con ordine nel ricostruire le sequenze dell’ultimo scatto matto alla mafia casalese
“U ping pong”: la prima volta che gli investigatori che da un anno e mezzo braccavano Michele Zagaria hanno sentito questa frase hanno capito che erano vicini al boss dei Casalesi. La frase, captata nelle intercettazioni, era infatti il modo in cui chi copriva la latitanza di Zagaria definiva il rumore del motore che azionava la parete dietro la quale era nascosto l’accesso al bunker dove  è stato preso.  Per accedere , infatti, al covo di Zagaria c’era un meccanismo sofisticatissimo, che solo lui, di fatto, poteva azionare. L’ingresso, una botola da cui si accedeva ad una scala di tre metri, era nascosto dietro la parete semovente della stireria. Per far scorrere indietro la parete Zagaria utilizzava un telecomando: ce ne erano due, uno in casa e uno nel covo, ma quando il boss era chiuso nel bunker quello in casa era disattivato
Capelli bianchi, non molto diverso – anche se più invecchiato – da come era stato immaginato da un identikit “evolutivo”, Michele Zagaria è uscito ieri  alle 13,10 dal bunker di Casapesenna. Il boss ha tentato la fuga, ma gli uomini della squadra Mobile di Napoli e di Caserta lo hanno inseguito scavando nei cunicoli del covo. Al blitz ha partecipato anche Vittorio Pisani, ex capo della Squadra Mobile di Napoli, attualmente indagato dalla Procura di Napoli per la vicenda del riciclaggio attraverso catene di ristoranti a Napoli e altre città d’Italia, Pisani era stato protagonista della cattura di un altro latitante eccellente dei Casalesi, Antonio Iovine.
Il blitz è scattato intorno alle 3 del mattino per mettere in sicurezza tutta la zona.  Alle 12,22, su via Mascagni a ha iniziato a volteggiare l’elicottero della Polizia. In quel momento Zagaria, latitante da 16 anni e due giorni, è sbucato dal bunker dove si era nascosto nelle ultime ore. Si è affacciato alzando le mani in segno di resa: «…avete vinto voi, sono io». Si è anche sentito male, impaurito e soffocato dai calcinacci di cemento del bunker che le forze dell’ordine stavano demolendo con una trivella. La cattura è arrivata dopo oltre un’ora di trattativa a distanza. Zagaria era stato individuato nel sotterraneo dal quale però, a causa di una interruzioine dell’energia elettrica procurata dalla stessa polizia non riusciva più a uscire, incastrato, come un topo, così come aveva vissuto dal 5 dicembre del 1995, data in cui si era sottratto al blitz dell’operazione Spartacus.

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