Napoli, 22 febbraio 2012 – Licenziato senza giusta causa. E’ questa la motivazione per cui l’ex presidente dell’Asia Raphael rossi chiede al Comune di Napoli un risarcimento fatto salvo ogni danno patito. Saranno così i legali di ambo le parti coinvolte a risolvere forse in un tribunale le controversie che dallo scorso gennaio dopo il benservito lampo al manager torinese non si sono mai risolte. La polemica si è acuita nel corso dei mesi e in molti hanno additato la veloce presidenza rossi come un flop targato De Magistris. Era stato infatti l’ex pm a volere con forza rossi alla guida della partecipata del comune con l’obiettivo di incrementare la raccolta dei rifiuti arrivando al più volte sbandierato traguardo del 50 per cento. Ma il rapporto tra il primo cittadino di Napoli e il responsabile dell’inchiesta che a Torino ha portato all’arresto di alcuni dirigenti comunali per corruzione, ha cominciato a vacillare sin da subito, per colpa probabilmente delle frequenti uscite televisive di Rossi che nel periodo più nero dell’emergenza non esitava a difendere l’operato dell’Asia a discapito spesso dello stesso ente di Palazzo San Giacomo. Ma a far traboccare il vaso della discordia secondo rossi sarebbe stata la sua ferma opposizione all’assunzione di 23 ex lavoratori del Consorzio di bacino Napoli 5, voluta invece dal Comune. Una vicenda complicata quella delle assunzioni: i lavoratori in questione avevano nel 2009 rinunciato al proprio posto nella partecipata Asìa chiedendo di essere assunti direttamente al Comune di Napoli. poi, terminata la cassa integrazione e persi vari ricorsi alla magistratura avevano chiesto di rientrare nei ranghi dell’azienda per la raccolta dei rifiuti. Per risolvere la questione, l’amministrazione comunale aveva previsto un reinserimento a termine in occasione della preparazione dei rifiuti da spedire in olanda, ma per rossi quella assunzioni non erano necessarie e si era dunque opposto. Il Comune ha però sempre sementito la vicenda affidando all’assessore all’Ambiente Tommaso Sodano il compito di giustificare quel licenziamento con un “Ha commesso troppi errori ed è dunque incompatibile con le finalità di questa amministrazione”. Ora la parola passa agli avvocati cui spetterà il compito di sciogliere una matassa già troppo ingarbugliata.
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