Giovedì 28 Marzo 2024

I messaggi dei clan sulle frequenze di Radio Ercolano

Napoli, 9 febbraio 2012 – Il papa buono i suoi messaggi “urbi et orbi” li affidava alle nuove tecnologie. Versi di una canzone, tanto per restare nella tradizione, video musicali e, soprattutto, il web. Il più cliccato era proprio il video a lui ispirato, “’o capoclan”. Ovvero, vita e messaggi, così la pensano i magistrati dell’Antimafia, di Vincenzo Oliviero, alias “il papa buono”, morto nel 2005 nel chiuso di una cella. Quella stessa cella ricostruita proprio nel clip della canzone del neomelodico Nello Liberti, laddove il capoclan prende parola e si rivolge a Dio, pregandolo di badare ai suoi figli. E se Dio non può farlo, allora ci penserà lui, il capoclan, appunto. Un video, un messaggio a osannare la camorra, a rispettare il camorrista, a giustificare le sue scelte, compreso l’omicidio. E’ il pensiero dei pm che hanno firmato l’ordinanza, emessa due giorni fa dal gip, a carico di 41 esponenti dei clan di Ercolano. Un video con tanto di attori. Interpreti dei guaglioni del boss, finiti in manette. E che ieri sono stati interrogati dal gip Luigi Giordano. Lo stesso giudice che ha firmato l’ordinanza, ma non ha avallato il reato, prefigurato dai pm nella loro richiesta, di istigazione a delinquere. Sotto torchio, Alessandra Oliviero e Anna Esposito, entrambi nipoti del padrino defunto, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Non ha fatto scena muta Luigi Oliviero, in arte e nei crediti del video, “Giggino Lupin”. “Accettammo di fare gli attori per fare un favore a quell’amico cantante – ha dichiarato Luigi Oliviero al giudice – ma per noi – ha precisato – era sono un gioco. Non c’è nulla dietro quel video”. Eppure quel brano ha quasi scatenato una faida interna al clan dei Birra. Il co-padrino del cartello, Stefano Zeno, mandò infatti a dire che quella canzone inneggiava il solo Oliviero, dimenticando che tra i reggenti c’era pure lui. Ma Oliviero andò avanti coi suoi messaggi “urbi et orbi”. Fondando addirittura una radio. Radio Ercolano, di cui parlano diversi pentiti. Su tutti, il fiduciario del padrino Paolo Di Lauro, Maurizio Prestieri, a cui Oliviero fece sapere che se avesse avuto necessità di mandare messaggi agli affiliati, poteva affidarli a lui che, in determinate ore sulle frequenze di Radio Ercolano li avrebbe diffusi. In carcere a Poggioreale un detenuto dei Birra si sarebbe occupato di raccogliere i messaggi dei detenuti da diffondere via etere. Perché il “papa buono” non dimenticava di tendere una mano agli amici in difficoltà.

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