Giovedì 25 Aprile 2024

Corso di sopravvivenza per consumisti in crisi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla vigilia del secondo autunno del governo Monti, il terzo o il quarto da quando ci sentiamo tutti avvolti dalla trappola della congiuntura economica, la lettura di un libro come“Corso di sopravvivenza per consumisti in crisi” potrà esserci d’aiuto ad esorcizzare la paura di diventare poveri o, più realisticamente, a prepararci, purtroppo solo psicologicamente, alla rinuncia di molte di quelle cose inutili che ormai ci sembrano irrinunciabili.

Dopo un paio di millenni nei quali «gli esseri umani più saggi e consapevoli, da Socrate a Serge Latouche, hanno provano a convincere i loro simili che possedere oggetti inutili è immorale, non dà la felicità e distrugge le risorse del pianeta», ci sorprendiamo tutti piuttosto preoccupati per il destino dei nostri consumi che, pare, siano destinati a calare vertiginosamente. Insomma il rischio di non essere più dei consumatori a tempo pieno ci spaventa molto e sembra diventato il nostro pensiero dominante.

Tra i buoni propositi di quasi tutti, infatti, c’è quello obbligatorio di stare più attenti alle spese, di essere più rispettosi del pianeta, di insegnare ai nostri figli un comportamento più responsabile. Ma poi il pensiero di rinunciare alla nostra dose quotidiana o settimanale di shopping ci mette in crisi perché sappiamo che resiste sarà dura.

Per tutte queste ragioni il corso di Lia Celi sarà molto utile perché ci aiuta ad “esorcizzare ridendone” le nostre paure di consumatori privati del piacere, effimero ma irrinunciabile, di consumare.

L’idea le è venuta, pare, durante un pomeriggio passato in un centro commerciale. Dopo essersi accorta di aver dimenticato il portafogli a casa, e quindi di non poter comprare nulla, l’autrice ha usato i pochi spiccioli che aveva in tasca per una bottiglietta d’acqua ma a questo punto il carrello che rimarrà vuoto si è trasformato in una macchina dei sogni per visitare un giardino di rose, un orto botanico dove si può ammirare tutto e non cogliere nulla. Un invito, insomma, e neppure troppo metaforico, a riflettere sulla nostra malsana fame di consumo e sulla nostra «vulnerabilità da cappuccetti in rosso sperduti nell’allettante foresta del consumismo». In questo modo, suggerisce allegramente ed ironicamente Lia Celi, che è autrice di satira e che ha collaborato con “Cuore” e “Il Fatto” ed è stata tra gli autori di Pippo Chennedy Show, «la decrescita sarà più allegra».

Il suo libro con il tono semiserio si rivolge a tutti quelli che da anni, in modo latente o manifesto, si trascinano in questa insaziabile religione dello shopping da cui non si salvano nemmeno quelli che si sentono migliori solo perché il loro shopping lo fanno nelle librerie, nei negozi biologici o in quelli cinesi. Alle donne però sono dedicate pagine particolarmente accorate poiché, merci tra le altre merci,  sono quelle più abituate a sentirsi “deperibili”. «È come se avessimo stampigliato in fronte best before 30 years. Gli uomini, invece, in questi “non luoghi” che sono i centri commerciali soffrono addirittura di un disturbo, l’iperlabirintite o tendenza a perdersi negli ipermercati».

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