Giovedì 28 Marzo 2024

Il “caso” Fabozzi scuote il Pd

Napoli, 16 novembre 2011- Sono tre casi che fanno discutere. Conte, Gambino e Fabozzi. Tra chi viene eletto ma non occuperà mai lo scranno, chi vi siede sopra solamente per un paio di mesi tra un’interdizione e un arresto e chi, ieri, dovrà quasi sicuramente dire addio al Centro direzionale per un po’. Avanti un altro: è la terza volta che accade in poco più di un anno e mezzo di consiliatura. Praticamente un record. Ma che siano stati eletti con una lista di centrodestra fai da te, del Pdl o del Pd potranno comunque consolarsi: continueranno a incassare il 50 per cento dell’indennità da consigliere regionale (un emendamento del Pd per abolirlo a settembre è stato bocciato) nonostante il posto non sia vacante ma si sia proceduti ad una surroga.È il caso di Roberto Conte, poi di Alberico Gambino e, da ieri, di Enrico Fabozzi sospeso dal gruppo pd dal luglio del 2010, quando un pentito fece il suo nome nell’ambito di un’inchiesta sugli affari della camorra nel settore rifiuti. Rispettivamente una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (Conte per la sigla Alleanza per Napoli), un’interdizione dai pubblici uffici per 18 mesi e poi un nuovo arresto per voto di scambio (Gambino del Pdl). E ieri all’alba scattano le manette per un altro presunto patto scellerato con i Casalesi pur di incassare preferenze alle regionali del 2010. Ipotesi di reato pesante per Enrico Fabozzi, cresciuto nel Pci passato per tutte denominazioni della quercia e poi nel Pd. Considerato un bassoliniano si ritrova poi a sedere nella commissione consiliare «anticamorra».
Quella, per intenderci, istituita «per la vigilanza e la difesa contro la criminalità organizzata». La stessa criminalità, però, con cui sarebbe scesa a patti l’anno scorso pur di incassare preferenze: in cambio appalti a imprenditori vicini al gruppo capeggiato dal boss Domenico Bidognetti. E di preferenze, l’ex sindaco di Villa Literno, ne prese oltre 11mila tanto da essere il politico più votato del distretto di Caserta.In mezzo accordi per appalti in cambio di voti ma anche fatti di partito: ovvero passare da una corrente all’altra dei Ds. Perché dalle carte dell’inchiesta spunta un incontro tra Achille Natalizio, iscritto al Pd sino all’anno scorso ed ex dirigente del partito, con l’ex assessore regionale e oggi eurodeputato Andrea Cozzolino. Fatti interni democrat? Non proprio se, annotano i magistrati, Natalizio è in stretto contatto con Giovanni Malinconico, il costruttore vicino ai clan. Discutono, Malinconico e Natalizio, di un appalto bandito dalla Regione ma anche come Cozzolino prema affinché il dirigente molli una corrente per passare alla sua.

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