Giovedì 18 Aprile 2024

Iervolino: “De Magistris? Chissà se regge”

Napoli,28 dicembre 2011 – Luigi De Magistris lo definisce “un ragazzo promettente” nel senso che “promette tanto e molto e vedremo cosa di concreto riuscirà a mantenere”. Rosa Russo Iervolino, ex sindaco di Napoli, sceglie le pagine del settimanale “Oggi” per dare una vera e proprio sferzata al suo successore sulla poltrona più alta di palazzo San Giacomo a Napoli.Ma nell’intervista ad “Oggi” la Iervoliuno va ben oltre con una sorta di autodenuncia. L’ex ministro degli Interni, infatti, discetta su come i ritardi dei pagamenti dello Stato alle imprese abbiamo in realtà alimentato, e quindi aiutato, la camorra e i suoi traffici. La sconvolgente autodenuncia parte dal caso della morte di Giovanni Schiavon, imprenditore padovano suicidatosi per via della situazione economica gravissima nella quale versava la sua azienda, creditrice di oltre 200mila euro da parte di enti pubblici. «Un’azienda – spiega la Iervolino – non può essere pagata con due anni di ritardo. O prende soldi a prestito o fallisce. E in tutti e due i casi ci sono le organizzazioni criminali pronte ad approfittarne». Naturalmente anche a Napoli le cose non funzionano che così e che la Iervolino conosce molto bene: «Le banche non brillano per generosità – continua l’ex sindaco – e se l’imprenditore vuole indebitarsi chiede i soldi a chi li ha, ossia la camorra, che attraverso l’usura riesce a riciclare enormi quantità di danaro».Anche durante l’amministrazione della stessa Iervolino, durata dal 2001 al 2011, gli imprenditori versavano in una situazione pari merito disastrata come quella attuale, un caso questo noto sia al sindaco che a tutto l’entourage: «Li ho incontrati gli imprenditori che chiedevano aiuto – ricorda la Iervolino – lo dicevano chiaro e tondo che erano costretti a gettarsi nelle braccia della camorra. Ma noi più che buone parole non eravamo in grado di dare. All’inizio del mio mandato capitava che per ogni appalto la Prefettura escludesse una ditta per infiltrazione camorristiche. Alla fine ne escludeva tre o quattro. Segno che la camorra si era infiltrata nel tessuto delle imprese».

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