Martedì 19 Marzo 2024

Agguato a Melito, ritorna la faida

Melito, 17/01/12 – Un agguato in pieno centro a Melito, il quinto dall’inizio dell’anno che ricalca quella che ormai può essere considerata a tutti gli effetti come una nuova guerra di camorra. A cadere sotto i colpi di due sicari nel tardo pomeriggio di ieri è stato Fortunato Scognamiglio, 28 anni già pregiudicato e affiliato alla fazione scissionista degli Amato-Pagano, legata sino a qualche tempo fa al clan degli Abete. Un agguato consumato tra la gente terrorizzata che in quei minuti passeggiava nei pressi dell’autosalone “Sergiolino Car”. La strada è buia ma le luci della concessionaria ne illuminano lo spiazzale. All’improvviso gli spari. Una pattuglia dei carabinieri è in zona, accende la sirena e si fa largo tra la gente. Uno dei due militari scende dall’auto e inizia un inseguimento a piedi. I due killer abbandonano le moto e iniziano una rocambolesca fuga: saltano un muretto oltre il quale lasciano anche le pistole usate per l’omicidio e svaniscono nel nulla. A darsi alla fuga probabilmente anche la persona che era in compagnia di Scognamiglio. L’agguato di ieri segue i fatti di cronaca delle ultime settimane, quando ad aprire la faida per il controllo della piazza di spaccia della provincia di Napoli fu l’uccisione a Giugliano del trentunenne Rosario Tripicchio, lo scorso 5 di gennaio. Dopo di lui toccò ad Alessandro Verolo, 51 anni freddato a Scampia il 7 di gennaio. Il giorno dopo a San Giorgio a Cremano fu la volta del 52enne Mario Leone e a neanche 24ore di distanza, la risposta con il ritrovamento dei cadaveri carbonizzati di Raffaele Stanchi, 29 anni e Luigi Mondò, 51. Prima di ieri l’ultimo omicidio era stato quello di Patrizio Serrao freddato anch’egli a Melito lo scorso 11 di gennaio. I sicari di Scognamiglio però potrebbero avere le ore contate, grazie al ritrovamento delle armi da cui recuperare impronte digitali. Ma per loro si apre anche un altro pericolo, quello di essere fatti fuori dal loro stesso clan, a causa di un agguato sì portato a termine ma in maniera sbagliata e dunque col rischio di essere acciuffati e di parlare. Rischio che la camorra non può non scongiurare.

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