Venerdì 26 Aprile 2024

Portici, ancora rivolta al Granatello tra i pescatori “sanfedisti”

Napoli, 31 gennaio 2012 –

Napoli, 31 gennaio 2012 – C’è ancora aria di rivolta al Granatello. E tra i pescatori di Portici allignano pillole di  un sanfedismo borbonico dietro il movimento dei cosiddetti 2forconi del mare”. Dopo il corteo di protesta di qualche giorno fa, il settore pesca del porto del Granatello di Portici, incrocia le braccia e ferma le barche per protestare contro il caro gasolio e l’elevato aumento dei costi di gestione delle imbarcazioni. Infatti, alle restrizioni sulla pesca delle norme Ue si aggiunge l’ulteriore aggravio delle norme europee, che prevedono pesanti spese nell’ambito del Pcp (Piano Comune per la Pesca), che, tra l’altro, dovrebbe tenere conto delle specificità dell’area in cui va realizzato il regolamento Ce 1967 del 2006 (che vieta il prelievo di pesci di piccola taglia), cosa che invece non fa.Un settore già penalizzato, quindi, che si trova a fare i conti col caro gasolio: un peschereccio, quando esce dal porto, consuma dai 1000 ai 200 litri di gasolio; sebbene i pescatori usufruiscano della tariffa agevolata di 90 centesimi a litro, è una spesa che non possono sostenere. Per questa serie di motivi, la situazione è diventata insostenibile: si pesca già poco, e le regole del Nord Europa non possono andar bene per il Mediterraneo, dove si praticano sistemi di pesca differenti ed è diversa anche la tradizione culinaria. Oltretutto, i pescatori hanno difficoltà ad accedere ai crediti bancari, dal momento che non sono in grado di offrire adeguate garanzie, e i distributori di carburante non sono più disposti a far credito.I pescatori di Portici si sentono abbandonati dal Governo e dall’Unione Europea, proprio quelle Istituzione che dovrebbero garantire la sopravvivenza del settore, e, invece, nei fatti finiscono per agevolare il mercato ittico extracomunitario. Allora, hanno deciso di fermarsi, di non uscire più dal porto del Granatello, avvertendo e sottolineando che il pesce che si trova in questi giorni al mercato o proviene dall’Asia o è scongelato. Come succede di solito, di tutta la categoria sono i più piccoli a soffrire di questa situazione: in partenza, i loro guadagni sono inferiori a quelli delle paranze più grandi.Oltretutto, la mancanza di una Legge regionale di programmazione per il comparto ittico, già in crisi, contribuisce ad aggravare la situazione, e non consente di adottare misure per fronteggiare le emergenze.

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