Mercoledì 15 Maggio 2024

Avrebbe favorito il clan La Torre, a giudizio l’ex ministro Landolfi

Napoli, 16 maggio 2012- Dovrà affrontare il processo, che comincerà il 9 luglio, il deputato del Pdl Mario Landolfi, ex presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, ed ex ministro delle Comunicazioni. Il gup Alessandra Ferrigno ha infatti disposto ieri il suo rinvio a giudizio per concorso in corruzione e truffa, aggravati dall’ avere agito per favorire il clan camorristico dei La Torre, a volte alleato a volte rivale del clan dei casalesi. La vicenda è quella del Consorzio Eco4, che nel 2009 occupò a lungo le prime pagine dei giornali. Landolfi – secondo l’accusa – corruppe un consigliere comunale di Mondragone, la sua città, inducendolo a dimettersi per evitare lo scioglimento del consiglio; in cambio gli offrì un posto nella futura giunta e un contratto di lavoro dalla durata di tre mesi per la moglie, la quale peraltro si limitò a percepire lo stipendio. Del mancato scioglimento del consiglio e dunque della permanenza in carica del sindaco beneficiò, per il pm Alessandro Milita, il consorzio Eco4, una società a capitale misto attiva nel settore della raccolta dei rifiuti che nell’ordinanza di custodia cautelare il gip definiva “pura espressione della criminalità organizzata”. L’inchiesta si basa sulle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia tra cui Gaetano Vassallo, titolare di discariche legato alla fazione del clan dei casalesi che fa capo al boss Francesco Bidognetti. Nell’ inchiesta fu coinvolto anche l’ex coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, ora a giudizio davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere dopo avere, su sua richiesta, “saltato” la fase dell’udienza preliminare. Sulla vicenda, Mario Landolfi ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo nei confronti dei magistrati. Per esempio, ha messo a disposizione – e addirittura pubblicato su Facebook – le intercettazioni telefoniche che lo riguardavano, anche se, in quanto parlamentare, la Camera avrebbe potuto negare il consenso al loro utilizzo. Questo è uno dei motivi per cui Landolfi oggi si dice amareggiato

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