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Martedì 3 Dicembre 2024

Le mamme ingaggiano il clan per incendiare il campo rom: “Non vogliamo i loro figli nella nostra scuola”

Napoli, 10 luglio 2012 – Via i rom da questo quartiere. Non vogliamo i loro bambini in questa scuola. No ai piccoli abitanti delle baraccopoli seduti con i nostri figli dietro gli stessi banchi di scuola. I genitori del rione chiamano a raccolta la mala di zona, dopo aver fallito con le autorità scolastiche. Per invocare un intervento deciso: una cacciata del popolo nomadi dal loro accampamento di via Gianturco. Nella periferia orientale di Napoli era già accaduto. Giugno 2008. Nel quartiere Ponticelli si rincorrono voci sul tentato rapimento di una bimba da parte di una ragazzina rom. Scatta la guerriglia metropolitana. Raid incendiari alle baraccopoli, una rivolta in piena regola che finirà con un esodo. In mille saranno costretti a lasciare i quattro campi disseminati a macchia di leopardo nel quartiere. Per molti, dietro quella rivolta, c’era la regia della camorra. Due anni dopo un altro rogo, ancora un campo rom oggetto di un raid incendiario. E i suoi inquilini costretti a sbaraccare. Anche la zona è sempre la stessa. Questa volta la Procura antimafia non ha dubbi: è stata la camorra. Sono stati, sostiene chi indaga, gli uomini della cosca Casella-Circone che, per conto del clan Sarno, controlla il territorio al confine tra il quartiere Ponticelli e il confinante Comune di Cercola. 18 le persone arrestate nella notte. Un blitz che ha visto scendere in strada un gruppo piuttosto consistente di donne agguerrite, che hanno lanciato insulti e sputi all’indirizzo di carabinieri e poliziotti. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione e danneggiamento seguito da incendio, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di odio razziale. Il pool antimafia, con i carabinieri della Compagnia di Poggioreale e gli agenti della Mobile, hanno accertato diversi episodi di estorsioni a imprenditori della zona, identificato personaggi dediti alla ricettazione e al riciclaggio di auto rubate. C’è poi il caso dell’incendio appiccato al campo nomadi il 2 dicembre 2010.

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