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Lunedì 9 Dicembre 2024

Pentito rivela: “Il boss Mimì D’Ausilio uccise il cane per educarci”

Napoli, 23 luglio 2012 – Mimì ‘o sfregiato, per via di una cicatrice sulla guancia sinistra, è uomo di quelli che non ammettono tradimenti di fedeltà. E non perdona chi, devoto da sempre, si macchia anche di un solo episodio nel quale sembra vacillare il vincolo di fiducia. Una personalità, quella del padrino di Bagnoli Mimì ‘o sfregiato, al secolo e all’anagrafe Domenico D’Ausilio, che emerge in tutta la sua efferatezza dalle rivelazioni di un collaboratore di giustizia. Vincenzo Cepollaro, per anni affiliato ai D’Ausilio, ha fatto il salto dal gennaio di quest’anno. A verbale, ha reso noto un episodio tra gli altri che delinea la persona del padrino. “Eravamo a casa di D’Ausilio – racconta Cepollaro ai magistrati – Mimì ordinò al suo cane di raggiungerlo, ma il cane non si mosse. Lui prese la pistola, fece fuoco e uccise l’animale. Poi mi guardò negli occhi e mi disse: si fa così anche con gli uomini, con chi decide di non seguirti più”. Il racconto abbraccia anche un altro terrificante episodio. Fu quando Gaetano Giacobbe, affiliato al clan e arrestato nell’ambito di un’indagine per estorsione, decise di collaborare con la giustizia. Mettendo a repentaglio la vita di moglie e figlio. Che hanno avuto salva la vita per una manciata di minuti. Accadde quando nel quartiere si diffuse la voce che Giacobbe aveva cominciato a “cantare”. Dai vertici del clan la decisione di organizzare la vendetta trasversale. Ma la polizia riuscì ad arrivare a casa Giacobbe prima dei killer della camorra, trasferendo in località protetta la moglie e il figlio del pentito. Era l’anno 2008. Dodici mesi più tardi l’arresto del padrino.

(giuseppe porzio)

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