Napoli, 10 settembre 2012 – L’apparente tregua è durata giusto il tempo di qualche parata dello Stato: i giorni dell’Alto Impatto, così hanno chiamato tutte quelle operazioni che, notte e giorno, hanno catapultato poliziotti, finanzieri, carabinieri, vigili urbani e vigili del fuoco e quanti più uomini disponga per abbattere qualche cancello, divellere dissuasori, mettere le manette ai polsi di qualche pusher d’occasione e sequestrare un po’ di droga. Ma i generali della faida sanno aspettare. E, quando vogliono, alzano il tiro. Dimostrando che quella fase di tregua era, appunto, apparente. Si spara quando si vuole e dove si vuole. E si uccide chi si vuole. Fosse anche un boss del calibro di Gaetano moncherino Marino, raggiunto fino allo stabilimento balneare di Terracina dove consumava le vacanze con moglie e figli. Si spara all’ombra delle mura del carcere di Secondigliano, come accaduto sabato notte, ammazzando il fratello di un boss che, dalla finestra della cella in cui è detenuto, avrebbe quasi potuto assistere in diretta all’omicidio del congiunto. Raffaele Abete era al bar dal quale si ha la visuale delle celle dove è detenuto il fratello Arcangelo, padrino del quadrunvirato Abete-Notturno-Aprea-Abbinante. Ma Raffaele Abete era anche altro. Un signor nessuno negli organigramma della malavita in lotta da queste parti. Uno che aveva precedenti piuttosto datati e, dicono, problemi con l’alcol. Dunque, inaffidabile. Ma comunque fratello di un boss. Come lo era Gaetano Marino, congiunto di Gennaro Mechey, detenuto al 41 bis e vero capo del gruppo criminale. Di Gaetano si disse che aveva fatto sparire una partita di droga. Vicenda che avvalorava la tesi che si fosse avvicinato al gruppo della Vanella Grassi, in lotta con gli scissionisti. Un fratello per un fratello, allora, Dunque, sarebbero stati quelli della Vanella Grassi a far scattare un delitto per vendetta, sabato notte.
Sono le 2,45, quando i sicari intercettano il 41 enne Raffaele Abete all’uscita del bar Zeus, in via Roma verso Scampia. Gli sparano tre volte, centrandolo alla nuca con proiettili “rinforzati”, con un particolare guscio penetrante. L’uomo muore sul colpo. Abitava in via Ghisleri, Marino, nel famigerato lotto TA, una delle piazze di spaccio più frequentate, e aveva piccoli precedenti penali risalenti al 1986 per rapina e lesioni e per associazione a delinquere.
E’ guerra dopo la quiete. Guerra scatenata dalla frattura interna agli scissionisti fra i capi storici del gruppo e gli emergenti della Vanella Grassi. E omicidio numero 42 in quest’anno solare. Con Napoli e provincia che si dividono parimenti i morti ammazzati: 21 i delitti in città, altrettanti nell’hinterland.
(giuseppe porzio)
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