Martedì 23 Aprile 2024

Rifiuti, l’allarme di Caldoro: “Ancora troppe difficoltà”

Napoli, 7 settembre 2012 – Si proclamava sereno già prima. Ma ora può farlo sul serio. La mannaia della giustizia non si abbatterà sul governatore della Campania. L’inchiesta costruita sull’ipotesi di reato di epidemia colposa provocata dalla crisi rifiuti e che vedeva coinvolto pure il presidente della giunta regionale, non riguarda più Stefano Caldoro. Nella richiesta di archiviazione avanzata dal pm Curcio, si legge che il presidente della Regione si è adoperato per l’esatto contrario. Nelle carte si sottolinea che Caldoro ha attuato “un’attività amministrativa tesa a superare lo stato di crisi” con provvedimenti idonei a salvaguardare la salute pubblica vincendo resistenze politiche e campanilistiche”. Richiesta accolta dal gip del tribunale di Napoli, Andrea Rovida, che ha firmato il decreto di archiviazione. Dunque, si guarda avanti “con serenità”. Ma con quel pizzico di tensione costruita dall’ultimo, l’ennesimo, ultimatum recapitato appena 48 ore fa direttamente da Bruxelles. E se i giorni a disposizione per esporre un piano convincente erano otto, la conta delle lune ora ammonta a otto. Otto giorni per apportare correttivi a un piano che non convince i commissari dell’Unione europea. Caldoro, in tal senso, non è ottimista: “Sul fronte rifiuti – ha fatto sapere il governatore- sono stati fatti dei passi avanti, ma ci sono ancora molte difficoltà”. Ecco, è proprio sulle difficoltà che si incentra l’ipotesi di una maximulta da comminare all’Italia. Il problema sono gli impianti. Sono stati infatti ampliati quelli di San Tammaro (nel Casertano) e Savignano Irpino, inseriti entrambi a pieno titolo nella nuova cartografia dei siti da utilizzare,  come prende atto, nella sua missiva, la direzione generale Ambiente della Commissione europea, mentre, prosegue la lettera-ultimatum, “per le ulteriori discariche è stato presentato solo un cronoprogramma cumulativo”. Il problema, tradotto in termini pratici, sta a Napoli e provincia. Qui dove ancora non si sa di preciso in quali siti sversare in futuro. Nel frattempo, si spendono 60 milioni l’anno per trasferire l’immondizia altrove. Frattanto, il tempo passa. E da domani di giorni ne mancheranno sette.

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