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Martedì 15 Ottobre 2024

Strage di Castel Volturno, quattro anni fa la strage dei conciatori scambiati per narcos

Castel Volturno, 18 settembre 2012 – Un ricordo, una pagina di sangue. Ma anche un nome, un eroe: Joseph Ayimbora. E’ il sopravvissuto. E’ quello che ha guardato negli occhi i killer dei suoi amici assassinati come cani e li ha fatti condannare al carcere a vita. Quattro anni fa, 18 settembre 2008, andava in scena la strage di Castel Volturno. Sei immigrati ghanesi e un cittadino italiano vengono barbaramente assassinati davanti a una conceria gestita da alcuni di essi. Chi li ha uccisi, li credeva trafficanti di droga, spacciatori al soldo di se stessi, dunque concorrenti di quel crimine organizzato targato clan dei Casalesi. Ma li odiava a prescindere perché neri. La batteria di morte suonò la carica alle 21. Il sangue venne versato al chilometro 43 della Statale Domiziana. Arrivarono in cinque, il caporale era l’uomo che da tempo guidava e coordinava l’ala stragista dei casalesi: Giuseppe Setola,’o cecato,. Su quei sette immigrati senza alcuno scampo venne vomitata una pioggia di piombo esplosa da di kalashnikov e fucili mitragliatori. Sull’asfalto, a esecuzione compiuta, si conteranno oltre 125 proiettili. Sette uomini nel mirino. Un solo superstite: Joseph Ayimborasi si finse morto. Nonostante le ferite, avrà la forza di testimoniare in aula, indicare gli autori della strage, ricostruire quei minuti di fuoco. E’ il 14 aprile 2011 quando Joseph sente pronunciare la sentenza di primo grado contro Setola e i suoi. La legge il giudice della prima Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere: quattro ergastoli e una condanna a 23 anni. Cinque gli imputati: Giuseppe Setola, Davide Granato, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Antonio Alluce; oltre che di quel delitto, rispondevano anche di un’altra sparatoria contro un gruppo di immigrati africani avvenuta il mese prima, senza però provocare morti. L’ergastolo è stato inflitto ai primi quattro; 23 anni di reclusione, invece, per Alluce, che partecipò solo alla prima sparatoria. Ayimbora, forse per le conseguenze delle ferite, è morto lo scorso febbraio. Il cuore non  ha retto. Di recente, il “Comitato don Peppe Diana” ha lanciato una raccolta di firme da consegnare al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per assegnare una medaglia d’oro al merito civile ad Ayimbora per il coraggio dimostrato nel denunciare e poi testimoniare al processo contro Giuseppe Setola e i suoi stragisti. Consentendo di far scrivere una sentenza nella quale, oltre ai motivi di concorrenza nei confronti di gente che si credeva mercanti di droga ma erano in realtà umili commercianti, ha sottolineato l’aggravante razziale: Setola e i suoi uomini sarebbero stati spinti pure da un sentimento di avversione nei confronti di un nugolo di conciatori dalla pelle nera.

(giuseppe porzio)

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