Giovedì 25 Aprile 2024

Pedinando la moglie, i poliziotti hanno scoperto il rifugio del boss Di Caterino

Napoli, 6 ottobre 2012 – Gli investigatori – che da diverse settimane avevano individuato il nascondiglio, uno dei tanti a disposizione del latitante dei Casalesi Massimo Di Caterino – sono intervenuti all’interno dell’abitazione, munita di video camere esterne, pedinando la moglie, Marianna Zara, che, infatti, si trovava insieme a lui al momento dell’arresto. A nulla è valso il tentativo da parte del padrino di nascondersi in un mini bunker ricavato dal vano doccia.La squadra mobile di Caserta ha arrestato a Francolise, nel Casertano, Massimo Di Caterino, reggente del clan del Casalesi. Di Caterino è stato rintracciato e bloccato dagli agenti del distaccamento di Casal di Principe in una palazzina di via Roma. Era l’ultimo della lista dei latitanti del clan. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile di Caserta e dal distaccamento di Casal di Principe, rispettivamente guidati dai vice questori aggiunti Angelo Morabito e Alessandro Tocco, sotto il diretto coordinamento del procuratore aggiunto della Dda partenopea Federico Cafiero de Raho e del pm Catello Maresca.
Massimo Di Caterino, nato a Caserta 40 anni fa, è soprannominato “pistuolo”. Era ricercato dal 31 marzo 2010 perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento personale, reati aggravati dall’avere agito al fine di agevolare il gruppo Zagaria del clan dei Casalesi.Di Caterino è ritenuto uno dei più fidati luogotenenti di Michele Zagaria, il boss arrestato dalla polizia a Casapesenna il 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza. Nell’ordinanza a carico di Massimo Di Caterino, eseguita il 2 aprile del 2010 dai carabinieri, erano inclusi anche i nomi del padre di Michele Zagaraia, Nicola, di 85 anni, e il fratello Carmine assieme a un due imprenditori. Il processo ora in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere vede imputati, infatti, un gruppo di parenti e fiancheggiatori del capoclan accusati di associazione camorristica e, a vario titolo, tentata estorsione e rivelazione di segreto d’ufficio. Dal marzo del 2010 Di Caterino si era reso latitante.

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