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Venerdì 26 Luglio 2024

Fece arrestare sindacalista della Fiom: “Mazzette per la cassa integrazione”. Ma oggi lo arrestano per bancarotta. La parabola del re della nautica

 

Napoli, 29 gennaio 2013 – Da vittima che denuncia e fa giustizia dell’uomo che lo ha costretto a versargli mazzette, doni, persino l’orologio ricordo del figlio scomparso, a responsabile, indagato e ammanettato per aver fatto – responsabilmente dicono i magistrati – fallire la sua azienda. E’ la parabola di Rosario Colella (nella foto), imprenditore nautico, arrestato per bancarotta fraudolenta. Appena qualche mese fa Colella aveva raccontato alla polizia i soprusi subiti da tempo da Angelo Spena, funzionario Fiom. “All’inizio ho pagato, ma solo per far avere la cassa integrazione agli operai, ho calcolato la tangente come il prezzo per una consulenza”. Agli investigatori ha portato, oltre al suo racconto, un numero imprecisato di sms con le richieste di Spena di una tangente, versata in varie tranche, per 20mila euro. Oltre a regali di ogni genere. L’amministratore della “Manò Marine”, con sede e Bagnoli e fallita a ottobre, era però ignaro di essere sotto inchiesta. Oltre alla bancarotta, i magistrati gli contestano una serie di operazioni che gli avrebbero consentito di portare via dalla società 14 milioni tra prodotti in corso di lavorazione e finiti, sottraendone almeno 5 ai propri creditori. Un’operazione di “svuotamento” di tutte le attività gestionali che sarebbe stata avviata già nel 2011, attraverso il progressivo trasferimento dal cantiere di Carinaro sia delle barche finite o in allestimento, che degli stampi utilizzati per realizzare gli scafi. Tutto veniva spostato in un capannone occulto di Castelvolturno, nella disponibilità di Colella. A quel punto l’imprenditore provvedeva a vendere le barche Manò Marine su diversi siti internet a nome di diversi inserzionisti che però secondo la Procura corrispondevano sempre a Colella. Un espediente immaginato per sottrarre dalla massa fallimentare barche e un gran numero di motori. Per la vendita on line si utilizzavano anche i siti web spagnoli, con i post fatti da una società il cui nome, Valò Marine, non discostava di molto dal nome in origine, ma i recapiti telefonici conducevano comunque alla società fallita. In questa maniera venivano by-passati i siti italiani, oscurati dopo che era stato dichiarato il crack. I finanzieri nel corso delle indagini hanno rinvenuto tutta la documentazione contabile sottratta al fallimento durante una serie di perquisizioni. Di particolare rilievo gli incartamenti trovati nell’auto di Maria Colella, sorella di Rosario, dove è stato trovato un computer e un hard-disk che hanno consentito di dare una svolta all’indagine.

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