Venerdì 29 Marzo 2024

Parolisi uccise Melania perché rifiutò di fare sesso con lui. Il gup: “E’ stato un delitto d’impeto commesso da un uomo subdolo e violento”

Teramo, 3 gennaio 2013 – Un rapporto sessuale rifiutato avrebbe scatenato la furia di Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell’esercito condannato in primo grado all’ergastolo per avere ucciso, il 18 aprile 2011, la moglie Melania Rea, nella pineta di Ripe di Civitella, in provincia di Teramo. E’ questa la conclusione alla quale è arrivato il giudice di Teramo, Maria Tommolini, nelle motivazioni della sentenza. Secondo il giudice si è trattato di un delitto d’impeto che non avrebbe nulla a che vedere con le relazioni extraconiugali di Parolisi, maturato a causa della frustrazione vissuta dall’uomo nei confronti di Melania, “figura dominante” della coppia. Nella ricostruzione fornita dal magistrato l’omicidio si sarebbe consumato in pochi momenti, quando Melania si è spostata dietro al chiosco della pineta per urinare: la vista della moglie seminuda – sempre secondo il giudice – avrebbe verosimilmente eccitato Parolisi che si è avvicinato e ha baciato la donna, per avere un rapporto sessuale. Melania però avrebbe rifiutato l’avance, forse rimproverando il marito, che a quel punto ha reagito all’ennesima umiliazione, sferrando i colpi con il coltello a serramanico che aveva in tasca. “Nel tentativo di allontanare i sospetti”, Parolisi “ha fornito, con proprie dichiarazioni e interviste televisive, una mole di menzogne che, inconsapevolmente, hanno costituito una sorta di confessione”, ha scritto il giudice Maria Tommolini nelle motivazioni della sentenza. Il magistrato parla anche del rapporto tra il caporal maggiore e la soldatessa Ludovica Perrone e pur escludendo implicazioni dirette della donna nell’omicidio, afferma che la relazione tra i due era ancora in corso. Per dimostrare probabilmente che Salvatore ha detto troppe bugie anche sul rapporto tra i due, cita le telefonate intercorse tra i due: dal 2 settembre 2009, data presumibile dell’inizio del rapporto, al 27 aprile 2011 Salvatore e Ludovica si sono scambiati 5395 chiamate e 4012 sms. Per il giudice, inoltre, il caporalmaggiore si è mostrato “subdolo e violento”, non ha manifestato nessun ravvedimento. Sulla valutazione pesa anche il comportamento tenuto durante il processo: era “silente”, si legge nella sentenza, al punto di negare un semplice buongiorno “a chi entra o esce da un’aula di giustizia”, anzi l’unica volta che ha parlato di fatto ha “spacciato” come collaborazione un “ennesimo tentativo di inquinamento probatorio”. E persino “l’improvviso attaccamento alla figlia desta – secondo il giudice – più di un sospetto di autenticità”.

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